Dal settimanale Panorama: Luoghi comuni sugli italiani nelle capitali estere

1- Berlino:

Se il tedesco visto dagli italiani ha calzoni corti color kaki, calzettoni di spugna bianchi a metà polpaccio e sandali, l’italiano visto dai tedeschi ha occhiali da sole extra large, uno o due telefonini in mano e una mise sempre impeccabile.

Sì, perché l’italiano deve sempre fare “bella figura”.

Siamo derisi, in particolare, per lo “stile Corso”, dal solito Corso Vittorio Emanuele (in ogni città ce n’è uno): l’abbigliamento studiato appositamente per passeggiare in centro. E anche per lo stile autunnale, da sfoggiare già a settembre, non importa quanti gradi ci siano.

2- Istanbul:

Le donne turche adorano il maschio italiano perché “sa fare l’amore con gli occhi”: una specie da proteggere.

Così, quando arrivano in Italia, si innamorano già dall’aeroporto: poliziotti, autisti, spazzini…

L’uomo turco invece la pensa un pò diversamente: per lui il maschio italiano è troppo curato. Lo definisce “uomo di velluto”, uno che passa davanti allo specchio più tempo di Paris Hilton.

E pensa anche che sia appiccicoso: uno che corteggia tutte le donne che respirano ma che alla fine ama solo la mamma.

Insomma, dietro gli occhiali da sole (firmati) il nulla.

3- San Francisco:

Goombah. Sa di macumba ma è l’americanizzazione di “cumpà”, così ci chiamano nella West Coast, dove pensano che gli italiani siano tutti “Sopranos, Gold Chain Wearing and Mama Boys”, ovvero mafiosi, ingioiellati e mammoni.

Quando si incontra un americano spiritoso, scatta la barzelletta: <<Sai cosa succede ad un italiano se gli leghi le mani? Diventa muto.>>

Ma ci riconoscono ancora il Belpaese: <<Sono stato a Venezia e mi è piaciuta molto, così tanto che ho voluto visitare anche quella di Las Vegas. Più piccola, certo, ma moooolto più pulita.>>

4- Melbourne:

Abituati ai grandi spazi, gli australiani guardano con terrore allo stile di guida nevrotico-convulso degli italiani.Quando un australiano dice di voler visitare l’Italia prendendo un auto a noleggio viene guardato come se stesse andando in vacanza a Baghdad.

<<I guidatori italiani sono pazzi, non tornerete mai indietro vivi!!>>, è il commento più pacato.

C’è però chi controbatte dicendo che <<il caos del traffico in Italia è molto più ordinato di quanto appaia e i guidatori italiani sono sempre pronti agli imprevisti, e questo li rende formidabili>>.

Gli australiani si stupiscono anche per l’eccessiva magrezza delle donne italiane.

5- Bangkok:

Belli e romantici, ok.

E noti per la qualità della loro pelle. Per i thailandesi siamo anche questo.

Quando cercano di indovinare l’età degli italiani vanno in confusione: ai loro occhi sembriamo più giovani degli altri.

Un vantaggio sfruttato da molti connazionali fra Bangkok e Pattaya.
Casanova, si, ma anche un pò allocchi: si innamorano davvero della ragazza “conquistata”, e tornano per rivederla. Senza realizzare di essere solo uno dei tanti.

6- Mosca:

Italiano? Berlusconi.

Quando un russo scopre che vieni dal Belpaese l’associazione con il sorriso del nostro premier è automarica.

Poi vengono la buona tavola e il saper vivere.

A Mosca gli italiani godono di un pregiudizio di favore crescente, mentre sono in ribasso i luoghi comuni come “mafia & maccheroni”, o il caro vecchio “pizza, pasta e mandolino”.

Ma se un russo trova un italiano che non gesticola ci rimane male e chiede: <<Sicuro di essere di Roma?>>.

7- Barcellona:

Siesta, corrida, sombrero, tequila… parole che all’italiano medio evocano la Spagna. A Barcellona, infatti, il turista nostrano fa sorridere (e ridere), essendo l’unico che si aggira fiero e rumoroso per le Ramblas con enormi sombreros messicani sulla testa, convinti di indossare un autentico copricapo spagnolo. Purtroppo sembra che non si tratti di una svista, ma di una convinzione radicata…

8- New York:

Se ti chiami Guido, cambia nome appena arrivi a New York. E’ così infatti che qui chiamano il tipico italo-americano che gesticola, parla a voce alta, porta collane d’oro, usa troppo gel e si comporta come un latin lover.

Eppure le americane trovano l’uomo italiano irresistibile: attraente, sexy, arrogante al punto giusto, elegante, amante della vita, generoso.

E con un altra grande qualità: non spiccica una parola d’inglese.

 

 

Delaware, Corriere del 11-7-2003

Italiani mafiosi negli spot Usa

La pubblicità americana ci dipinge come delinquenti e ignoranti. I tedeschi ci snobbano? Allora

sentite che bella immagine hanno di noi gli americani. Ci considerano cafoni, delinquenti, ignoranti, vecchi bacucchi che si gonfiano di pasta. Questo bel ritrattino viene fuori da 27 spot pubblicitari delle tv americane. Robert Messa, presidente dei Sons of Italy, la più antica associazione

degli italoamericani, non ne può più. Si era già lamentato per la serie tv dei Sopranos. Ora insorge di nuovo: «Pubblicizzano mentine, succhi di frutta, siti Internet usando personaggi italiani

dipinti come mafiosi e galoots, zoticoni». Prendiamo i 3 macellai italiani, che fissano minacciosi

la telecamera mentre una voce annuncia: «Ci siamo permessi di chiedere a questi 3 macellai

cosa pensavano della nostra nuova salsa. Ci hanno massacrati di botte». La scena che suggerisce

di bere birra Budweiser si svolge in un ristorante italiano dove alcuni tipi rozzi brindano e parlano un inglese con forte accento napoletano. Questa dell’inglese parlato male, alla ‘broccolinese’,

sembra una vera fissazione dei pubblicitari americani. Nei loro spot, poi, non c’è mai una bella

donna italiana. Solo vecchie, grasse e un po’ stupide. Un gruppo di matrone grinzose impazzisce

per un ragù di carne, si mette a far capriole e precipita in uno stagno.

Una vecchia cicciona trascina per un orecchio il figlio sgridandolo perché ha venduto la ricetta

della sua pasta.

Ma l’aspetto sul quale i pubblicitari puntano di più è l’equazione ‘italiani uguale mafia’. Allora

per cantare le lodi di un burrocacao niente di meglio di un boss che ammonisce un picciotto:

«Butta via quel tubetto. Solo Blistex protegge le labbra. Credi a me, io di protezione me ne intendo». Le allusioni sono a volte sfacciate. Un gruppo di italoamericani sta pensando al posto più

opportuno dove nascondere un cadavere. In un pilastro, naturalmente, visto che lo spot riguarda

una ditta di costruzioni.

Persino per reclamizzare un diserbante viene scomodata la mafia, il prodotto è così micidiale che

riesce ad ammazzare anche ‘la malvagia Famiglia’. E il gangster italoamericano che vende telefoni ammonisce: «Attenzione a chi è in linea». Hanno inventato perfino il ‘Gangster dell’amore’.

Lo consiglia la tv come regalo per San Valentino. E’ un orsetto con la coppola siciliana, la lupara

e il violino a tracolla.

(Fonte: http://www.letterealdirettore.it/forum/testo/topic/8624-1.html).

 

Una ricerca dagli USA nega lo stereotipo del maschilismo italiano

Columbia, Stati Uniti. – Ormai da vari anni, Hollywood e i mezzi di comunicazione hanno creato

uno stereotipo tutto americano sugli uomini italiani che li dipinge patriarcali, maschilisti, violenti

e dominanti, il tipo di immagine da mafioso presente nella serie televisiva I Soprani e Il Padrino.

Un nuovo studio realizzato dai ricercatori dell’Università di Missouri-Columbia dimostra, invece,

che gli uomini italiani avrebbero atteggiamenti meno maschili rispetto agli uomini statunitensi.

Glenn Good e David Tager hanno intervistato 152 studenti maschi di università pubbliche di Roma

e Palermo (Italia) . I questionari intendevano esaminare 11 caratteristiche maschili, quali il controllo emotivo, il potere sulla donna, il disprezzo verso gli omosessuali e la ricerca dello status.

Quest’indagine è stata confrontata con un’altra simile rivolta a 752 uomini americani.

I ricercatori hanno scoperto che gli uomini italiani sembrano essere più lontani dalle caratteristiche presentate. Una caratteristica sì è più forte tra gli italiani: l’atteggiamento da playboy, che conferma lo stereotipo dell’uomo italiano conquistatore in costante ricerca dell’ attenzione femminile.

I due ricercatori, invece, sono stati sorpresi dal minor grado di disprezzo verso gli omosessuali

dimostrato dagli italiani.

(Testo adattato da: http://research.missouri.edu/news/stories/050620_italianmen.htm).

 

Alcuni italiani sui connazionali all'estero

 

Giove38

Se qualcuno è stato fuori d'Italia quest'estate, ha notato quanto i nostri connazionali diventino cafoni e

antipatici quando vanno all'estero? Magari in patria sono educati e gentili, ma appena escono dai confini si trasformano. Sempre attaccati al telefonino (magari solo per far vedere che loro ce l'hanno), parlano ad alta voce, si agitano e disturbano tutti. Io sono stato una settimana a Barcellona ed ero arrivato a

vergognarmi di farmi riconoscere per Italiano (ci ero riuscito benissimo vestendomi da tedesco, che poi

era anche più comodo: colori chiari, bermuda e sandali; parlando a voce normale e lasciando in albergo

il cellulare). Forse sono io che sono troppo sensibile?

loren76

Per fortuna quando vado all'estero, mi scambiano per tedesco o scandinavo, nonché una volta all'Hard

Rock Cafè di Parigi sono stato scambiato per americano da americani. E ci tengo, perché per qualche

motivo all'estero abbiamo una brutta fama. Perché? Dopo un anno passato a Los Angeles mi rendo

conto che qui siamo troppo superbi e la maggioranza non comprende che il centro del mondo non è nel

Mediterraneo; forse lo era al tempo delle repubbliche marinare, ma di tempo ne è passato. Insomma,

quando gli italiani vanno all'estero ci vanno con l'atteggiamento del confronto, di chi pensa che da noi

tutto è meglio: toglietevi il paraocchi! So che a molti figli di papà fa comodo girare il mondo e poi non

ammettere che quello che abbiamo qui è notevolmente inferiore rispetto di quanto si trova all'estero, a

parte il cibo. Meno opportunità, meno senso civico, meno onestà negli affari quotidiani, meno lungimiranza da parte dei politici, meno rispetto degli altri nella vita quotidiana.

Mi piacciono gli americani perché i giovani come noi sono essenziali e non hanno nulla di più di ciò che

serve per vivere, anche perché se sono da soli non se lo possono permettere. Poi non giudicano la gente

per il vestito, per la macchina o perché cambiano il telefonino una volta all'anno o perché hanno una

bella ragazza. Mi piace andare all'estero perché c’è sempre qualcosa da imparare, e qualche parassita

che vive qui in Italia dovrebbe farne tesoro. Insomma per fortuna sono biondo e ho gli occhi azzurri,

così di italiano non ho nulla e...non mi dispiace!

raggiodisole

Personalmente penso che di gente simpatica o antipatica, educata o maleducata, colta o ignorante, gentile o cafona, sia pieno il mondo. Ho vissuto nelle più grandi capitali europee ed ho girato l'Europa in

lungo e in largo, per lavoro e per piacere (ok, non sono mai stata in club-vacanze), e dovunque ho incontrato persone interessanti, italiane e non, con molte delle quali sono tuttora in contatto - persino

dopo anni. Di italiani che esibiscono il cellulare appena possono o che parlano ad alta voce per farsi

notare ne é piena l'Italia e non occorre andare in Spagna per trovarli. È troppo facile generalizzare. In

Germania, dove vivo e lavoro da un anno (con una laurea in tasca) gli italiani sono rispettati più di

quanto immaginassi al mio arrivo qui. I tedeschi sognano la Toscana e le librerie pullulano di riviste e di

libri sull'Italia, sulle sue tradizioni e sulla sua cucina. Allo stesso modo ho scoperto che tanti luoghi comuni sui tedeschi sono infondati o sono legati alla vecchia generazione. Sono orgogliosa di essere italiana e faccio di tutto per lasciare una buona idea in quanto italiana all'estero, ma ci tengo a sottolineare

che se fossi in Italia agirei comunque allo stesso modo: è semplicemente una questione di dignità personale. In ogni caso posso garantire che gli italiani che lavorano all'estero sono apprezzati e stimati e contribuiscono a dare dell'Italia un'immagine che va ben oltre a quella stile ‘Spaghetti-Mafia-Mandolino’.

Siate orgogliosi di essere Italiani!

(Testi adattati da: http://www.letterealdirettore.it/forum/testo/topic/318-1.html)